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Voci intime e testi criptici fluttuano su una tavolozza orchestrale; le chitarre elettriche e classiche controbilanciano armonie complesse ed elettronica spettrale. Con il suo primo EP, Hidden Roots, Iuliano apre una porta sonora ad un'arte moderna nel contempo elusiva e accessibile.
L'artista napoletano è stato appena insignito agli "independent Music Awards" di New York con il premio di miglior produttore per la categoria Folk/Singer-songwriter da una giuria capitanata da Tom Waits, Todd Rundgren, Sananda Maitreya, Robert Smith e altre centinaia id personalità del mondo della musica. Ascolta qui
"Ho iniziato questo progetto come un testamento", confida Iuliano. "Se mi accadesse un’imprevisto, vorrei avere qualcosa che mi possa rappresentare. In effetti, tutta la musica da me prodotta fino a ieri è stata tutta un compromesso”. Guarda il video qui
Nato in Italia, Iuliano eredita le inclinazioni della madre verso la cultura e le affinità del padre verso l'economia. Iniziati i suoi studi al pianoforte, il giovane - fan del progressive rock, del jazz e del soul - inizia ad esibirsi nei club, suonando le sue tastiere coadiuvate da sequenze da lui stesso programmate.
Un sogno particolare, che lo vede in un aula in cui una sezione di fiati esegue uno dei suoi arrangiamenti, lo porta ad una drastica decisione: trasferirsi a Boston per iscriversi al Berklee college of Music.
“Qui”, racconta il musicista, “fu come se tutto quello che mi era stato precedentemente insegnato, potesse essere finalmente applicato: i concetti divennero chiari e coincisi".
In seguito, con la sue competenze di mixing engineer e arrangiamento ormai finemente sviluppate, si impone nel ruolo di produttore. Affascinato dalla Thailandia, dove si era recato più volte in vacanza, inizia a collaborare e a produrre in tutto il sud-est asiatico. Dopo un'esperienza di quattro anni in Malesia, dove dirige una piccola etichetta, sceglie di lanciare la sua carriera da solista come cittadino del mondo.
Pur avendo la chitarra un ruolo di spicco in Hidden Roots, non è lo strumento con cui Iuliano ha più familiarità, ma piuttosto quello che ha percepito più adatto per realizzare l’EP. “La chitarra, come strumento principale, è stata una scelta determinata proprio dal fatto di non averne familiarità".
Alla domanda su quale sia i suo metodo creativo, Iuliano risponde “la creatività viaggia da sola: improvviso finché non vengo colpito da uno spunto interessante, quando ciò accade, proseguo sviluppando l’idea. Spesso inizio con una melodia accessibile, per poi introdurre l'ascoltatore in diversi scenari che evolvono dall'idea originale”. Mentre le intricate voci corali sono uno studio di sofisticazione armonica, quelle soliste sono rese in commovente falsetto. "Uso una voce più piccola per aumentare il senso della dinamica e dei dettagli", spiega ancora.
Iuliano, che inizia sempre le sue creazioni con un concetto, preferisce sviluppare poi la sua musa in modo naturale e fortuito. "Gli errori”, chiarisce ancora,”sono una grossa opportunità, ma devi essere in grado di ascoltarli per capirne le potenzialità. Alcuni musicisti li prendono per semplici imprecisioni, ma la maggior parte degli errori ha la potenzialità, in un modo o nell'altro, di portarti in un luogo interessante: è proprio in questi spazi in cui mi piace soffermarmi.”
Dopo aver trascorso così tanto tempo a scrivere e produrre per altri cantanti, la visione artistica di Iuliano arriva a pieno compimento con Hidden Roots. "Sono i suoni che ho ascoltato tutta la vita, insieme, in un unico luogo”. E continua, "Tutti hanno un limite - a volte il lato sbagliato del limite impedisce di fare musica, ma se riesci a farci pace, diventa la tua caratteristica. Puoi esprimere te stesso attraverso i tuoi stessi limiti. Ti rendono diverso dagli altri, e diventano il tuo punto di forza. "
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